Il manifesto della Generazione TQ: 1

 

 

 

Il manifesto della Generazione TQ: 1 (il primo) è stato pubblicato dal neonato movimento il 27 luglio 2011 sul blog d’appartenenza.

 

All’inizio del suo secondo decennio, il nuovo secolo appare ancora come un Novecento svuotato di senso. Sono caduti insieme alle ideologie anche gli ideali, insieme all’autorità del passato anche la forza del futuro, insieme alle certezze morali anche quelle materiali.

Nel nostro Paese quei diritti del lavoro che erano sentiti come naturali sono stati sempre più indeboliti, e hanno cambiato di significato a seconda di chi li nominava. Lungo i nostri confini, intanto, si agitano e premono ogni giorno, con le diverse ribellioni della migrazione e del tumulto, le urgenze di milioni di uomini e donne ai quali si è scelleratamente risposto quasi solo con i CIE, veri lager dissimulati.

Se questi tempi ci sono dati da vivere, e questi sono i tempi che possiamo leggere, in cui possiamo scrivere, è giocoforza per chi lavori nell’ambito della letteratura e dell’editoria passare, dopo molti anni di indignazione solitaria, ad analisi e azioni comuni da condurre con la nettezza radicale del dovere. Questo significa, innanzitutto, osservare il diffondersi del neoliberismo come un’epidemia dell’Occidente, non solo a causa delle destre ma anche di alcune presunte sinistre e dell’inconcludenza delle altre forze politiche; riconoscere tanto quella pericolosa incarnazione demagogica del pensiero neoliberista che è il berlusconismo, con il suo portato insostenibile di autoritarismo, di sprezzo della legalità e di saccheggio, per bande private, dei beni comuni, quanto quell’ignobile razzismo padano che è il leghismo; constatare il decadimento della partecipazione democratica, il degrado dell’informazione, la distruzione del patrimonio culturale e lo smantellamento del sistema scolastico pubblico, nonché l’espulsione mirata delle donne dal mondo del lavoro e la rappresentazione deformata dei loro corpi nella pubblicità e nei media da parte di una società a cui sembra essere ancora estranea una vera cultura della differenza; ma significa anche, infine, agire, provando a correggere, nei limiti del possibile, il deficit di rappresentanza politica, la definitiva perdita di autonomia decisionale del Parlamento, la confusione e la volgarità del discorso pubblico, l’autodifesa a oltranza di quella che è un’oligarchia politica de facto, incapace di ascoltare le esigenze delle fasce più deboli, le rivendicazioni dei movimenti della società civile e le spinte di una moltitudine di cittadini senza cittadinanza in un Paese ormai multiculturale.

Reagendo a questo stato di cose e all’esclusione di almeno due generazioni di italiani dalla vita politica e produttiva, il 29 aprile 2011 un centinaio di scrittori, critici, editori, giornalisti si sono riuniti nella sede romana della casa editrice Laterza sotto il nome di TQ, «Trenta-Quaranta», come l’età di chi ha partecipato, invocando quest’assunzione di responsabilità collettiva: con la certezza che la nostra generazione porta su di sé, per la prima volta, il fardello di mutamenti storici che riguardano tutti, e in particolare i più giovani. Nei mesi successivi a quell’appuntamento i partecipanti hanno dialogato tutti insieme in rete, concordando sull’importanza di coniugare l’uso delle nuove tecnologie e la partecipazione fisica a incontri e iniziative.

Se TQ si è formata e continua a operare, non è solo per discutere, ma per intraprendere un cammino condiviso di conoscenza e di azione. Per abbracciare, con l’analisi e la pratica, i temi vasti e intrecciati dell’istruzione, della ricerca, del welfare, del mercato, degli spazi pubblici, della produzione e della distribuzione di cultura. E per ricomporre, contribuendo a riscriverne i termini, quel patto sociale che si è rotto sia per il venir meno del rapporto diretto tra crescita del livello d’istruzione e crescita del reddito, che aveva costituito in passato il fondamento della mobilità sociale, sia per l’annullamento unilaterale del mutuo scambio tra la nostra generazione e quella precedente. TQ non cerca, tuttavia, uno scontro aperto da vivere simbolicamente come «uccisione dei padri» – o delle madri. Si propone, invece, di evitare gli errori della generazione precedente, e al tempo stesso di tenere con chi è venuto prima di noi uno scambio più autentico e profondo, che andrà impostato, comunque, su regole nuove; si propone, quanto a sé, di fare un costante esercizio di autocritica, sia individuale sia collettiva, e di assumersi obblighi – troppo spesso trascurati da molti, e forse anche, finora, da noi stessi – di chiarezza, correttezza e condivisione; si propone, infine, di agire anche e soprattutto con il pensiero rivolto alle generazioni che verranno.

TQ si è raccolta, dunque, non attorno a istanze estetiche, bensì politiche e sociali. Questo non è, infatti, un movimento artistico o letterario nel senso novecentesco del termine, ma un gruppo di intellettuali e lavoratori della conoscenza che ha l’ambizione di intervenire nel cuore della società italiana e nel tessuto ormai consunto delle sue relazioni materiali, di indicarne con maggior forza le lacerazioni – partendo dalla sistematizzazione della provvisorietà lavorativa, la vera ferita generazionale su cui si sono incistati molti dei mali contemporanei – e di avanzare una nuova visione operativa della cultura, in grado di contrastare finalmente l’incessante svalutazione che ha subito il concetto stesso di cultura e il ruolo di chi la produce e la diffonde. TQ considera la cultura un bene comune come lo è l’acqua: un bene a cui l’accesso deve essere universale e tendenzialmente gratuito e la cui gestione deve essere rigorosamente laica e basata sulla competenza. Solo in questo modo, solo combattendo ogni contrapposizione tra derive populiste e torri d’avorio, tra semplicismi anti-intellettuali e snobismi bizantini, si potrà arginare il dilagante disprezzo per il rigore e la fatica che lo studio richiede e restituire all’opinione pubblica adeguati strumenti di lettura del nostro tempo. Anche a questo scopo TQ promuoverà seminari pubblici sui saperi sia umanistici che scientifici ed economici, non solo in una prospettiva di interdisciplinarità ma anche e soprattutto di critica dei saperi stessi.

Nell’intento, poi, di contrastare una preoccupante identificazione tra qualità e quantità in ambito culturale, un ricorso esclusivo a misurazioni numeriche, economicistiche, della conoscenza, TQ si impegna a praticare e a pretendere l’uso di filtri critici in grado di riconoscere e premiare la qualità. Per questo TQ adotta come uno dei suoi principi d’azione la promozione della bibliodiversità, difendendo la complessità e la varietà delle scritture in un panorama editoriale prevalentemente orientato ai criteri estetici e produttivi del largo consumo.

Questo non è un appello che basti firmare: questo è un invito, aperto a tutti coloro che lavorano nell’ambito della cultura e delle arti, a pensare e ad agire assieme, deponendo egoismi e rivalità; a mettere in gioco parte del proprio tempo e in discussione il proprio ruolo artistico o intellettuale; a essere fortemente, fieramente cittadini, operando da mediatori tra i saperi, intervenendo nel dibattito politico, immaginando nuovi modelli di pratiche sociali. È un invito che estendiamo poi a tutto il Paese, un invito al dialogo e alla formazione di comitati TQ, rivolto a tutte le categorie di trenta-quarantenni che vorranno lavorare assieme a noi: dai ricercatori agli economisti, dagli artisti di altre discipline ai lavoratori dello spettacolo, dagli insegnanti agli operai, dai free lance ai precari del terziario avanzato – molti di loro, proprio come noi, alle prese con una somma ennesimale di ruoli distinti: nella stessa giornata, più volte al giorno.

In questo tempo di emergenza l’adesione a TQ si fonda dunque su un impegno etico in vista di un’azione politica, su un passo personale in vista di impegni collettivi. Siamo ormai pienamente convinti, infatti, che non sia più sufficiente dedicarsi ciascuno per sé, con distaccata purezza, all’arte e alla letteratura: oggi più che mai è necessario praticare un’alternativa umana e comune al lungo sonno della ragione.

per aderire a TQ: tq.adesioni@gmail.com

L’immagine visualizzata è un dipinto di Lucian Freud

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