Archive for 20 ottobre 2011

L’imperatore del male. Una biografia del cancro, Siddhartha Mukherjee

20 ottobre 2011

 

 

 

 

 

L’imperatore del male. Una biografia del cancro è il libro di Siddhartha Mukherjee pubblicato in Italia da Neri Pozza.

 

 

Nella storia si legge a volte con stupore di città cinte d’assedio per decine di anni, fino all’inevitabile capitolazione. La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L’uomo ha inventato “macchine” e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile. 
Questo libro ne racconta la storia. “In un certo senso è un libro di storia militare”, ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University. L’opera, tuttavia, è anche una “biografia” del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di “penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento”. È, infine, un libro divulgativo e ispirato. Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto.
L’opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte scientifiche. Vediamo i bambini dei primi anni Cinquanta che caracollano salendo gli ampi gradini di cemento che portano all’ingresso del nuovo ospedale voluto da Sidney Farber, per affrontare una cura per le leucemie concepita pochi anni prima in un seminterrato del vecchio Children’s Hospital, e attuata, tra l’ostilità dei colleghi, in pochi letti in fondo a freddi corridoi deserti. E vediamo cinquant’anni dopo il dottor Slamon allontanarsi sulla sua Nissan malandata senza partecipare al cocktail che celebra l’avvento di una nuova terapia per il carcinoma della mammella, nata dai suoi studi solitari sul gene Her-2.   
Come in ogni grande conflitto, ci imbattiamo in pagine epiche, miserie, interessi alimentati da gruppi di pressione, stampa e finanziatori privati. Tenendosi alla larga dai toni celebrativi, l’autore narra delle sconfitte e delle vittorie, delle illusioni e delle speranze di questa guerra, e della straordinaria personalità di numerosi medici e scienziati, della loro ostinazione nel credere in una certa via chirurgica o in un certo farmaco, e della loro pervicacia nelle prime battaglie e nei primi screening, contro il fumo, per il pap test e per la mammografia. Fino ad oggi, fino a offrirci un’idea plastica del rapporto tra genetica e fattori ambientali e del profilo biologico dei tumori, per accostare nuove scale al fossato e alle torri.

 

 

 

Il testo è tratto dal sito della casa editrice

 

 

 

 

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Four Honest Outlaws: Sala, Ray, Marioni, Gordon, Michael Fried

20 ottobre 2011

 

 

 

 

 

Nel suo recente Four Honest Outlaws: Sala, Ray, Marioni, Gordon, Michael Fried esamina le opere di quattro artisti contemporanei: il video artista e fotografo Anri Sala, lo scultore Charles Ray, il pittore Joseph Marioni e il video artista e rielaboratore di film Douglas Gordon. L’autore fa vedere come esse non rinneghino la corrente del modernismo, bensì riprendano e trasformino alcuni suoi elementi chiave, quali “presentificazione” e “antiteatralità” dell’opera d’arte visiva. Chi ritenesse la via modernista chiusa avrà motivo di interrogarsi, se non di ricredersi, leggendo questo libro. Prima del nostro autore, Clement Greenberg invita a riconsiderare il modernismo una possibilità non tanto da storicizzare quanto da ripensare alla luce delle opere dei succitati quattro artisti di riferimento. In Italia è da poco apparsa una miscellanea di scritti di Greenberg: L’avventura del modernismo, a cura di Giuseppe Di Salvatore e Luigi Fassi. (…) Per Greenberg, artisti quali Picasso, Braque, Mondrian, Klee, Matisse, Cézanne rigettano ogni intento contenutistico e si ispirano soprattutto al medium con cui operano. Ciò vuol dire riconoscere che le arti, isolate e definite al loro interno, diventano sempre più “arti” nella modernità. Inoltre, l’autoriflessività riesce meglio nelle arti visive, che raggiungono una purezza maggiore della poesia. Pittura e scultura “appaiono ciò che fanno”.

 

 

 

 

 

Le immagini si riferiscono a opere di Charles Ray

Il testo è tratto dall’articolo di Gabriele Guercio, pubblicato da Alias il 24-09-11

 

 

 


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